Per chi
-
fa il social media manager e sta piangendo in quest’istante
-
fa il social media manager e non piange ancora, ma vorrebbe piangere tantissimo
Descriviamo il social media manager perfetto
- un ibrido tecnico/informatico – spesso alcuni aspetti del ruolo chiedono conoscenza html e una comprensione decente di SEO/SEM (ovvero keywords e sintext, meta tags, linguaggio query ecc.)
- un analista fenomenale – in grado di digerire ed interpretare tutti quei grafici e numeri sputacchiati da Facebook Insights, Google Analytics, Pinterest Analytics ecc.
- poliglotta – anche se non deve gestire mercati internazionali (ma in quel caso parla anche inglese, russo, coreano, cinese, arabo e spagnolo) dovrà stare aggiornato sulle varie piattaforme/canali/app/widget spesso solo in lingua inglese
- un comunicatore d’eccellenza – in grado di gestire chi è arrabbiato, depresso, distruttivo e ovviamente anche i troll (gente che ha i commenti negativi nel DNA), pure in grado di gestire le situazioni difficili e reali (gente che fa commenti negativi a ragione) ma deve essere pure in grado convertire chi è felice e gioiso in brand advocate o evangelist per il proprio prodotto/servizio
- con una grande capacità analitica quindi una persona logica
- con una grande dose di empatia, quindi una persona emozionale
- con una grande dose di humour (meglio se inglese) quindi una persona divertente
- con una grande dose di auto-disciplina quindi una persona razionale
- probabilmente dorme poco (i social non vanno a letto) e non va mai in vacanza
- multi-tasking a livelli di polipo umano con tendenza al disturbo dissociativo dell’identità
- ovviamente single a lungo termine (nessun partner o famiglia potrebbe reggere a questi ritmi)
- senza animali domestici
- richiede un contratto/stipendio da hobby/passione personale (amo il mio lavoro quindi lo faccio quasi gratis/sono neo-laureato quindi pur di lavorare lavoro quasi gratis)
Se stai leggendo questo post e sei il cliente/capo del social media manager, se hai il coraggio, vai avanti a leggere; ti farebbe veramente bene. Ma sei tu sei il social media manager in oggetto, avanti per forza, prego.
Quando la competenza non ce l’hai e non ce l’avrai mai… come fare?
Punto 1. È impossibile avere tutte le doti, competenze, aspirazioni di vita elencate sopra (ma non lo sanno i clienti/datori di lavoro…).
Punto 2. Se le avessi, non sarebbe vita.
Organizzarsi per sopravvivere bene
Più o meno possiamo dividere le competenze del social media manager in 3 macro categorie.
#1 Tecniche
Detto with a large pinch of salt, tutti noi siamo in grado di imparare qualsiasi competenza tecnica. A me farebbe una fatica immensa imparare il cinese, ma non dubito che se avessi voglia e tempo, lo potrei fare. Possiamo imparare, tramite l’esperienza e la formazione. E poi guarda me con l’italiano (che sono madrelingua inglese). Tutti i giorni imparo e i miei post su Social Media per Aziende (che vanno rigorosamente controllati da un mio collega super-pidocchioso per quanto riguarda la lingua volgare, come la chiamavano ai tempi di Dante), migliorano sempre. (Magari lui dirà di no, ma perché si è scordato di come scrivevo 5 anni fa!).
#2 Comunicative
Forse non si può dire la stessa cosa delle competenze comunicative. Non mi stanco mai di dire “solo perché hai la bocca non vuol dire che sai comunicare” – poco elegante ma molto efficace come affermazione. Pur essendo vero che la formazione per le competenze comunicative esiste, e può essere molto efficace, nel mix di ingredienti che distinguono un bravo comunicatore c’è una buona dose di attributi personali non-imparabili.
#3 Caratteriali
Eccoci all’acqua. Io ho diverse esperienze con titolari di azienda che sono persone squisite, educate, intelligenti e veramente brave nel loro mestiere. E poi gli metti davanti agli occhi una recensione (magari leggermente offensivo) negativa e davanti ai miei occhi, si gonfiano, i vestiti si strappano e piano piano la pelle prendere una tonalità sempre più verde. A quel punto la bocca si apre, il cervello entra in corto-circuito e quello che li esce di bocca e non è assolutamente ripetibile qui (vivo in Toscana ragazzi, mica si scherza…). Insomma, tutto per dire ci sono dei limiti caratteriali insuperabili.
Le risorse a disposizione?
La formazione
Quello che non sai lo puoi imparare. Ci sono ovviamente dei costi (diretti e indiretti), ma life-long-learning è sempre un concetto validissimo. E poi chi lavora nel nostro settore non si può permettere di non imparare qualcosa di nuovo di tutti giorni. Chi si ferma è perso per sempre!
L’esperienza
Quando penso alle competenze che avevo quando affrontavo il mondo social 5 anni fa, paragonate a quelle che ho ora, mi meraviglio di essere ancora viva. Learning through experience (ovvero prendere tante di quelle bastonate, o osservare chi le prende) è una lezione molto efficace.
Le community
#socialgnock è una community tutta rosa (sorry men!) su facebook (gruppo chiuso). È uno spazio virtuale dove le donne social media manager si aiutano tra di loro, senza interessi, senza “debiti”, senza accordi. Ma come questa community (che comunque segnalo come una community veramente pulita e ben gestita) ce ne sono tante. E sono delle risorse favolose. L’importante sarebbe ricordarsi di prendere e di dare (e su questo argomento potrei parlare per ore – ma non è il luogo adatto).
Gli strumenti
Se non lo sai fare, o se lo fai male, l’intelligenza artificiale lo può fare per te! Il social media manager di oggi si può circondare di tools, apps, widgets, piattaforme ecc che lo aiutano a migliorare le proprie performance. Trova quelli giusti per te, e falli lavorare per te.
Persone
Certo. Ci saranno là fuori persone che lo fanno meglio di te. Può essere un Social Media Consultant, la mamma, un’agenzia di traduttori, la figliola della vicina che studia Scienza della Comunicazione, un freelance social media-oriented. Ci sono. Basta identificarli, saper valutare oggettivamente le competenze e dargli un incarico specifico e chiaro.
Che dire? Il social media manager di oggi ha 3 teste, 8 braccia e 46 dita. Dorme 20 ore alla settimana, e mangia (male) un giorno si ed un giorno no. È single long-term, non va in ferie. Probabilmente puzza (perché la doccia diventa un optional e non fa parte della routine). Ed è povero perché ancora difficilmente vengono riconosciuti i superpoteri della specie. I social media manager che leggono questo post possono seguire qualche mio consiglio, o in alternativa stampare una copia e lasciarla in posizione strategica sulla scrivania del capo/cliente. Auguri.