Social Media Per Aziende

Un social media plan per il fashion – va di moda!


Per chi
    • gestisce account social per conto di un’azienda del settore moda (sia come responsabile interno che in out-sourcing)
    • riconosce i propri limiti come fashionista trendy.

Non sono fashion, sono social

Ho sempre fatto ridere a un sacco di amici miei per il fatto che sono spesso a contatto col settore fashion (lavorando su account social per conto di aziende fashion, oppure come copy-writer per siti di moda, traduttrice di testi molto “tendenti-alla-fuffa” sulle tendenze stagionali) quando è più che risaputo che in tutto il mio corpo (peraltro piuttosto… lungo) non ho nemmeno un atomo che potrebbe minimamente incastrarsi col mondo fashion. Sarà per nascita (il DNA britannico molto street/pratico e poco chic/sofisticato), per lifestyle (corro, cammino, bicicletto, mi siedo sulla gym-ball per fare esercizi mentre lavoro alla scrivania, che necessita di uno stile sportivo-andante pigiama-trash) o per necessità (figli e cani generalmente sudici e sudicio-producenti in giro per la casa, ergo abbigliamento già in partenza ancora più macchiato di quanto non me lo fanno loro, e chi se ne frega).

Ma non solo lavoro in questo settore, ma senza modestia vi dico anche che lo faccio con un certo successo. Racconto qualche segreto?

La scelta dei canali

Partiamo almeno con:

Facebook

Il luogo per le chiacchiere (mirate ad engagement e a creare brand advocate, chiaramente). Un misto tra contenuti hard e soft.

G+

Quando Google vuole giocare con noi, si gioca, nonostante quello che possiamo pensare del suo tentativo abbastanza fallito di essere una piattaforma social rilevante

Twitter

Il regno delle offerte, special prices, saldi, sconti ecc, con hashtag come si deve ovviamente.

Pinterest

Pinterest rappresenta “il desiderio”, quello che il cliente vuole essere, come vorrebbe apparire, quindi foto photoshoppate, filtri, glamour shots.

fashion pinterest

E poi per chi gestisce un’attività di e-commerce, ci sono anche i Rich Pin (tradotto terribilmente in Pin Dettagliati).

fashion pinterest

Solo hashtag unici (“proprietà” della tua azienda) hanno un senso su Pinterest, visto che la funzione ricerca NON supporta gli hashtag.

Instagram

Invece Instagram prende solo foto native; nasce come mobile app per scattare momenti “tuoi”. Anche se ora sono stati creati diversi workaround per poter caricare foto anche da altre fonti, l’utente apprezza molto di più le foto almeno apparentemente naturali e spontanee. Dove Pinterest ci dice quello che potremmo essere, Instagram racconta quello che siamo. Qui dominano gli hashtag; per ogni foto ne puoi mettere fino a 30 (e se arrivi anche un pochino vicino a questo numero, ne stai usando troppi!) E sì, ora si possono anche caricare video brevi su Instagram.

Youtube

Youtube, lo sappiamo tutti, è come se fosse un motore di ricerca, quindi una buona presenza con un canale vostro, qualche playlist in tema più video vostri caricati sono all’ordine del giorno. Io vi consiglio di disattivare i commenti, visto che il 99,9% arrivano da troll. L’utilità di Youtube non sta assolutamente nei commenti.

Fashion hashtags

Alla base di una buona campagna social per fashion ci stanno assolutamente gli hashtags. Ma occhio che ogni mezzo ne richiede un uso diverso, studiato, mirato e monitorato! Instagram che permette appunto l’utilizzo di 30 hashtag,vi da lo spazio per rischiare con hashtag stra-abusati come #fashion, #fashionporn, #outfitoftheday, #lookdelgiorno ecc (con la speranza di posizionarvi in cima alle ricerche con i suddetti hashtag anche solo per qualche millesimo di secondo), ma anche per creare hashtag molto più personalizzati #fashionfridayfirenze, #chiclook, #instamodarock. L’importante di un hashtag personale è che lo facciate diventare vostro grazie ad un utilizzo costante. Non si comprano gli hashtag di successo, si costruiscono!

fashion tweet

Da evitare assolutamente sono quelle stringhe di hashtag prive di senso su twitter – orrende e incomprensibili! Molto meglio 2 massimo 3 hashtag e qualche parola pulita per invogliare le persone a cliccare il link/foto.

Ci sono diverse risorse gratuite per aiutarvi selezionare con cura gli hashtag da usare, l’importante è scegliere con cura e monitorare i risultati per scoprire quale funziona meglio e quale peggio.

 

Il linguaggio da fashionista

Se lavorate nel settore, siete già più bravi di me. Ma se, come me, siete fashion-profani, il linguaggio richiede un attimo di studio. Il fatto è che si tratta di un prodotto fortemente emotivo e a volte pure dotato di super-poteri (“con questo vestito lui si innamorerà di me”, “con questo abito mi assumeranno di sicuro”, “my lucky shoes” ecc.) Quindi di pari passo il linguaggio richiede leggerezza, un po’ di brio, modernità, tassativamente un tocco di parole trendy, insieme ad una giusta misura di “usare tante parole senza dire praticamente nulla”!

Dimenticatevi il color block dai toni fluo: la prossima estate si veste di tonalità mai sfacciate, e così anche il giallo e l’arancio si trasformano in terra di siena e ocra.

Scarpe e borse tra cascate di strass, trafori e intrecci à gogo, declinati in colori tenui e fantasie pittoriche.

crocmamcc

Per fortuna, il social media manager deve solo prendere spunto da queste frasi per alcune keyword utili alla causa social; ma se vogliamo parlare in maniera sensata di una collezione/trend specifica per una stagione specifica sarà bene armarsi del vocabolario più adatto e più efficace per raggiungere la propria platea.

Sfido gli utenti che hanno letto alcuni miei post (più lunghi tipo blog, più corti tipo tweet) a indovinare che l’autrice era seduta su una gym-ball davanti alla scrivania in tuta (forse anni 90?) e con un paio di crocs (pelosi) ai piedi! If I can, you can 🙂

 

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