Per chi
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scrive con un indice solo guardando su/giù/su/giù/su/giù/su/giù/ tra tastiera/schermo/tastiera/schermo/tastiera/schermo/
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vuole sempre scoprire nuovi modi di diventare più efficiente e più veloce
L’inglese è la lingua più flessibile al mondo!
Il bello dell’inglese è non c’è “copyright”; ogni popolo che l’ha adottato come lingua nazionale in giro per il mondo la tratta esattamente come vuole. Ed ha sempre ragione.
In modo particolare a me piace l’usanza di creare un verbo da un sostantivo. To train it to Milan (prendere un treno per andare a Milan), to foot it to the shops (andare velocemente a piedi ai negozi), to hoover the floor (passare l’aspirapolvere sul pavimento). Anzi, a pensarci bene, l’ultimo esempio in realtà è creare un verbo da un marchio! Tanta roba. In gergo aziendale interno spesso ci scappa “ma l’hai hootsuitato?” (caricato su hootsuite) oppure “ho spammato il post sui vari canali social”.
Gli americani hanno pure inventato una parola per descrivere il fenomeno; verbification. La parola è di per sé uno spettacolo, figuriamoci il concetto che ci sta dietro. Comunque, sto divagando.
Dal sostantivo keyboard (tastiera) abbiamo il verbo to keyboard. Visto che di fatto manca in italiano un verbo per descrivere esattamente questa competenza, lo creo io. Keyboardare. Ecco fatto.
Keyboardare – una vera competenza della nuova era tecnologica
“Dattilografia” o “usare la tastiera” in italiano non bastano come parole proprio perché descrivono un modo specifico di usare uno strumento specifico. Invece il concetto di keyboardare (questa parola non la metto nemmeno più in corsivo, ormai è una parola italiana a tutti gli effetti) è molto più largo; possiamo considerare diversi strumenti e diverse modalità di usarli tutti, con l’unico scopo di creare un “contenuto” e far arriva un messaggio specifico al nostro interlocutore.
La tastiera classica
Con tutte le sue forme, con mouse/joystick incorporato o meno, ergonomico, colorato, trasparente, di plastica, silicone, bambù e mille altre versioni, layout QWERTY, su per giù si parla della stessa cosa.
Chi lo usa bene
- usa 2 mani
- usa 10 dita
- non guarda la tastiera
- guarda lo schermo o il testo da copiare
- non fa errori (o almeno pochissimi)
- arriva ad una media wpm (parole al minuto) sopra 40, meglio se verso 50/60 (fai il test)
- conosce bene le varie scorciatoie di tastiera
La tastiera classica in versione micro
Alucuni cellulari (ad esempio il grandissimo Nokia Communicator e diversi modelli Blackberry) sono dotati di tastiere reali QWERTY piccole piccole. Probabilmente il modo più efficiente di usare queste tastiere è il double-thumb action (due pollici).
Le competenze superate
C’era una volta la tastiera “condensata” (con o senza scrittura predittiva), dove ogni tasto poteva essere una fra tre/quattro possibili lettere. Ecco una forte competenza che è nata e morta in poco tempo! Ma c’è una generazione di ragazzi che sono cresciuti inviando messaggi sotto i banchi di scuola che non dovevano nemmeno guardare lo schermo.
La tastiera touch-screen
E quando si tratta di smartphone di ultima generazione, chiaramente abbiamo la tastiera touch-screen che possiamo usare sia in verticale che in orizzontale. Ovviamente in orizzontale c’è molto più spazio e pure su questo tipo di tastiera è validissima la tecnica double-thumb.
Ma per i superveloci ora c’è anche Swype (pre-installato o scaricabile in app); una tecnica dove un dito solo “scivola” da lettera a lettera. Questa è la mia tecnica preferita.
Per voi questo è keyboardare?
Pensavo di aver finito con le varie possibilità di keyboardare. Ma poi mi è venuto in mente il riconoscimento vocale. All’inizio avevo detto che l’obiettivo di keyboardare era fare arrivare un contenuto a un interlocutore.
Ma se io chiedo al mio cellulare di controllare che tempo fa a Firenze? E il mio cellulare mi risponde pure? Questo è keyboarding su un altro piano!
Watch this space per scoprire se ho ragione ed entro 24 mesi noi staremo considerando il riconoscimento vocale come un altro modo di keyboardare.