Social Media Per Aziende

“Lei ha ragione” o “tu hai ragione” – la forma di cortesia sociale?


Per chi
    • vive i social alla “2014 style”

Premesse storiche e culturali

Il nome (Suzi) e il cognome (Jenkins) parlano abbastanza chiaramente…

  1. non sono italiana
  2. origini anglosassoni
  3. ergo madrelingua inglese
  4. ergo ho poca tolleranza per la forma di cortesia (io, quando sento in caso di tamponamento stradale un’esclamazione come “Lei è un deficiente!” duro davvero fatica a vederci dentro la “cortesia”)
  5. ma sono in Italia da 21 anni … #fateviunaragione
Detto ciò

Vi do subito la risposta. Tu. La seconda persona singolare. Sempre. Punto.

Ed ora spiego

Gli ambienti social sono luoghi:

  • calorosi – ci vogliamo bene a prescindere, abbiamo sicuramente qualcosa in comune solo per il fatto che ci incontriamo “socialmente”
  • di parità – non ci sono gerarchie
  • socialmente livellati – le voci dei singoli hanno pari valore; non si sa necessariamente se uno è un direttore di un multinazionale o un semplice operaio.

La conversazione sociale non è:

  • a tu per tu – parliamo con una/o, ma siamo consapevoli che ci ascoltano potenzialmente in tanti
  • formale/istituzionale – non è la lettera di presentazione che si faceva ai tempi di Garibaldi, tanto meno la raccomandazione reale da parte di Sua Maestà
  • distante – si cerca di creare rapporto, vicinanza e confronto utile (tranne i trolls, ma quelli sono un caso a parte)
E sì, ci diamo del “tu”

ANCHE SE davanti alla persona in carne ed ossa (ad esempio nei settori ristorazione, accoglienza turistica, medicina, odontoiatria ecc ecc ecc) non daremmo MAI del tu. Sono due situazioni, circostanze assolutamente diversissime.

Sui social si dà del tu. Punto. Basta.

PS. Nei messaggi privati sui social è un altro discorso, ma l’avevate capito vero?

 

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