Per chi
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ama i pronostici e le tendenze
Chi siete? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate? Un fiorino!
Quando sento parlare di pronostici che si spacciano per infallibili, mi viene sempre molto da sorridere, soprattutto quando si tratta di digitale. Le cose cambiano così velocemente in questo ambito, che non è infrequente che le previsioni si rivelino errate.
Nessuno ha la bacchetta magica, dunque. E l’unica chiave che può garantire un discreto successo è la volontà di formarsi, senza sentirsi arrivati o dei guru. Ovviamente con lo studio degli andamenti demografici e di settore e grazie a un occhio attento è possibile capire qualche tendenza che – presumibilmente – si svilupperà nel prossimo futuro.
Contenuti interattivi
Testo? Video? Fotografia? Perché scegliere, quando l’effetto che si può ottenere – combattendo la noia – è quello di NewsCred’s Inspiration Lookbook, una piattaforma che contiene dei micrositi attraverso la quale il lettore può zompettare a caccia d’ispirazione. L’idea mi piace, anche se, a mio parere, non è di così immediata comprensione. Il valore aggiunto, comunque, è senz’altro quello di aver creato qualcosa di nuovo, di creativo e assolutamente non banale.
Video Storytelling
Il video tira. La tendenza, già diffusa nel 2015, pare godrà di buona sorte anche per il 2016. Il video è immediato, compensa la parte di comunicazione non verbale che manca nel contenuto testuale e consente di raccontare delle storie in modo più emotivamente efficace rispetto alla comunicazione scritta.
Contenuti a episodi
Seguendo la fortuna delle tv series, pare che sarà apprezzata (e in effetti lo è già) la narrazione suddivisa nel tempo. Sin dai tempi dei primi quotidiani, le storie a episodi hanno sempre goduto di un discreto successo. L’umanità è curiosa e questo tipo di distribuzione del contenuto riesce a creare quel giusto mix di suspence e mistero che contribuisce a tenere desto l’interesse.
Micro – momenti
Secondo una ricerca di Google, le persone hanno cambiato la propria gestione del tempo. Se prima la pausa era, più o meno, un’usanza codificata, sia nella vita privata che in ufficio, adesso si tende a buttare l’occhio sullo smartphone nei momenti più disparati: mentre si aspetta il caffè al distributore automatico, al semaforo, mentre facciamo la fila alla cassa dall’autogrill. A volte anche interrompendo altre attività per seguire un guizzo, un pensiero, un bisogno improvviso. E così, la nostra voglia di sapere a che ora inizia l’ultimo spettacolo al cinema per vedere quel film di cui stavano parlando i colleghi, può essere soddisfatta praticamente in tempo reale. Creare app e contenuti fruibili per chi ha poco tempo a disposizione mi pare davvero un trend interessante.
Umanizzare il brand
Sento parlare di marketing Human Oriented ormai da diverso tempo, quindi a volte tendo a dimenticare che, invece, il concetto è ancora poco diffuso anche tra chi opera in questo settore. Il recente caso di Italo Treno ne è un esempio, ma è solo l’ultimo in ordine di tempo. Umanizzare il brand significa sposare dei valori e soprattutto non perdere MAI di vista che i nostri clienti sono persone, non oche da gavage.
Per avere successo non basta seguire le previsioni o lanciarsi in strategie avveneristiche. Sono indispensabili, invece, capacità di analisi del brand, del mercato, dell’audience unite a buon senso e professionalità.